Iliade
ESSERE MITI, QUESTO VUOL DIRE ESSERE FORTI (OMERO, ILIADE)
L’Iliade è uno dei pilastri della letteratura occidentale. Nei suoi versi sono racchiusi insieme l’archetipo e il paradigma del nostro sentire, i fondamenti della nostra cultura. È l’origine, il master, il conio da cui ancora oggi muoviamo per raccontare e immaginare le nostre passioni e la nostra storia.
È il coraggio delle parole, il loro senso più vero, più puro, il peso del logos di fronte alla perdita di significato che ogni giorno racconta il nostro tempo. È il luogo dell’anima dove ogni parola diventa argomento e ogni verso una storia, l’antico che si fa contemporaneo, l’ancestrale che si incarna nel tempo nuovo. È la coscienza rivelata del silenzio.
Non solo quindi la cronaca della prima grande guerra di cui abbiamo notizia, ma il suo straordinario percorso di umanità e di contemporaneità.
Ascoltare Iliade davanti ad un moderno cantore, ad un nuovo aedo, vuol dire ripercorrere quel filo che collega mito, epica, narrazione e presente. I sentimenti degli esseri umani non hanno tempo. E l’amore e l’odio che Omero cantava, le gesta dei grandi uomini, le loro passioni, sono i medesimi di oggi con la stessa potenza dirompente e il loro essere sentimenti assoluti.
L’umanità del mito dunque, di cui ancora oggi ognuno di noi è intriso fino al midollo.
Da lì infatti veniamo tutti. Per questo sentiamo l’urgenza di raccontare questa storia straordinaria. Per unirci in un rito antico come il tempo e rispondere alla domanda che da sempre ci muove: che cos’è alla fine Troia per noi?